Vitamina D – A cosa serve e dove la troviamo?
DEFINIZIONE
La vitamina D fa parte del gruppo delle vitamine liposolubili che, al contrario della vitamine idrosolubili sono “bioaccumulabili” nel nostro corpo (viene stoccata a livello epatico).
Sia negli animali che nelle piante è presente la provitamina D che, per esposizione alle luce ultravioletta (UVB – 290nm-315nm) viene convertita nella forma vitaminica attiva.
Negli uomini e negli animali la provitamina D è il 7-deidrocolesterolo che viene convertito in colecalciferolo o Vitamina D3.
Nelle piante invece la provitamina D è l’ergosterolo e viene convertito a ergocalciferolo o Vitamina D2.
FONTI ALIMENTARI
Le fonti alimentari più ricche di vitamina D principalmente sono il pesce come il salmone, tonno, merluzzo, uova, olio di pesce.
Ci sono poi in commercio alimenti “fortificati”, ovvero alimenti a cui viene aggiunta una quota variabile di vitamina D, come cereali, latte, farine etc.
Ancora possiamo trovare invece integratori formulati specificamente per sopperire alle insufficienze o deficienze di tale vitamina.
CONVERSIONE NELLA FORMA ATTIVA
Abbiamo citato sopra le fonti alimentari in cui la Vitamina D è più presente ma sorge spontanea la domanda: sono più importanti le fonti alimentari o l’esposizione solare?
Spesso sentiamo dire che la formazione della vitamina D inizia con l’esposizione dell’epidermide al sole e che in inverno è conveniente assumerla sottoforma di integrazione per non essere in deficit.
Nell’uomo bastano circa 5-10 min. di esposizione alla luce solare per avere una quota apprezzabile di vitamina D.
Circa l’80% della vitamina D che viene infatti convertita nel nostro corpo deriva dai raggi UVB mentre il 20% deriva dalle sopra-citate fonti alimentari.
5-10 min. di esposizione alla luce solare concorrono alla formazione di circa 3000 UI (unità internazionali) di vitamina D3.
La vitamina D3 formatasi con l’esposizione alla luce solare deve essere idrossilata per svolgere le sue funzioni sull’organismo.
La prima reazione enzimatica di idrossilazione avviene nel fegato dove si forma la 25-idrossivitamina D3;
la seconda reazione di idrossilazione avviene nel rene dove si forma la 1,25-diidrossivitamina D3.
E’ da tenere presente che sia la provitamina D formatasi dall’esposizione alla luce solare sia il 7-deidrocolesterolo assunto con gli alimenti devono subire queste due reazioni di idrossilazione per poter essere convertiti in Vitamina D3 “attiva”.
A partire dalle fonti alimentari la vitamina D viene assorbita dagli enterociti, dopo solubilizzazione con i Sali biliari ed inglobamento nei chilomicroni e inizia quel processo di trasformazione tramite le due idrossilazioni appena descritte sopra.
EFFETTI DELLA VITAMINA D E MANCANZA DI VITAMINA D
La vitamina D (1,25-diidrossivitamina D) così formatasi attraversa le membrane cellulari e raggiunge il nucleo cellulare dove sono espressi dei recettori per la vitamina D (VDR). Qui si forma il complesso Vitamina D-VDR-recettore per l’acido retinoico(RXR) che funziona come fattore di trascrizione, inducendo la sintesi proteica e “modulando” la funzione genetica.
Si hanno una serie di effetti sia a livello cardiaco, che a livello della parete vascolare che a livello sistemico e tra i più importanti ricordiamo:
- Regolazione del ciclo cellulare
- Sintesi ANP (peptide natriuretico atriale)
- Inibizione RAS (sistema renina-angiotensina-aldosterone)
La mancanza di vitamina D può causare:
- Decremento nella downregolazione di nfkB (fattore di trascrizione nucleare pro-infiammatorio) – Si evince che la vitamina D abbia un ruolo benefico e preventivo nei confronti delle infiammazioni
- Diminuisce la produzione di IL-10
- Aumenta la produzione di IL-6 e IL-12
- Aumenta la produzione di INT-
- Aumenta la produzione di TNF-a
Da questi punti si può capire come una mancanza di vitamina D contribuisca a degli effetti assolutamente negativi e porti alla produzione di citochine pro-infiammatorie a discapito delle citochine anti-infiammatorie.
Tutto questo contribuisce allo sviluppo, a lungo termine, di malattie cardiovascolari (CVD), di cui parleremo più avanti.
Qui sotto viene riportata un’immagine molto esplicativa di tutti quelli che sono i “bersagli” della vitamina D e di quali fattori o mediatori chimici aumenti o diminuisca la produzione.
FUNZIONI PRINCIPALI DELLA VITAMINA D
Regolazione della calcemia
Tra le tantissime funzioni alle quali è deputata la vitamina D come ormone, una delle principali è sicuramente l’omeostasi del calcio.
Valori costanti di calcio plasmatico (1-1,5 mM) sono essenziali per la funzione nervosa, per l’accrescimento osseo e per il funzionamento dell’apparato locomotore.
L’omeostasi del calcio è sottoposta a controllo ormonale: in questo caso la vitamina D funziona come un ormone interagendo come già sopra descritto con recettori nucleari specifici e funzionando da fattore di trascrizione per diverse proteine implicate nell’assorbimento del calcio.
L’assorbimento intestinale del calcio è indipendente dalla Vitamina D quando la dieta è molto ricca di calcio. Al contrario, quando la dieta è molto povera, viene attivato il meccanismo di assorbimento vitamina D-dipendente.
Anche il riassorbimento del calcio nel tubulo renale è attivato dalla vitamina D3, che probabilmente agisce in un modo analogo all’assorbimento intestinale.
L’attivazione degli osteoclasti viene regolata dalla vitamina D. Gli osteoclasti sono cellule deputate al riassorbimento della matrice organica dell’osso: la loro attività rilascia calcio e fosfati nel sangue, aumentando la calcemia. Lo stesso effetto viene svolto dal paratormone (PTH) prodotto dalle ghiandole paratiroidi.
Il sistema funziona a “feedback negativo” quindi quando i livelli plasmatici di calcio sono bassi il paratormone stimola il riassorbimento renale del calcio in sinergia con la vitamina D3.
RANGE DI NORMALITA’ SIERICA
E’ corretto, per dare una connotazione “pratica” a ciò che stiamo descrivendo, fornire dei riferimenti numerici.
Così come per i microelementi, anche per la vitamine si può esprimere un range di normalità sierica, ovvero un intervallo di concentrazione sanguigna nel quale la presenza della vitamina viene definita sufficiente e “normale”.
Molto spesso, come nel caso sottostante, si tende maggiormente a dare come riferimento principale, il valore soglia al di sotto del quale la concentrazione risulta deficiente (ovvero mancante):
20-30ng/ml moderata deficienza
10-20ng/ml deficienza
<10ng/ml insufficienza
BIBLIOGRAFIA E LETTURE CONSIGLIATE
- European Heart Journal (2013) 34, 3691-3698
- Atheriosclerosis 225 (2012) 253-263
- Klingenberg et al. EHJ, 2009
- Circulation 2013; 128:2517-2531
- J Saudi Heart Association 2015; 27:264-271
- Biochemical Pharmacology 128 (2017) 26-33